Sono giorni caldi questi per il nostro governo e non solo per il torrido mese di agosto. Sui giornali di quest’ultima settimana ho avuto modo di leggere della programmazione economico-finanziaria a cui sta lavorando il nostro esecutivo per garantire la stabilità al paese e per porre le basi per la realizzazione delle riforme contenute nel contratto di governo, su tutte reddito di cittadinanza, flat tax e riforma della legge Fornero. 

Servono 26 miliardi per muovere i “primi passi” così come sostiene il ministro dell’economia, Giovanni Tria. Un importante incontro sul tema è avvenuto venerdì tre agosto tra Tria, Conte, Savona, Di Maio e Giorgetti, per tracciare le “linee programmatiche economiche-finanziarie da presentare in Parlamento a settembre” come sostiene proprio il Presidente del Consiglio, nelle colonne del quotidiano La Stampa. Risultato: c’è la volontà di realizzare quanto scritto sul contratto di governo. E fin qui, direi che lo sappiamo tutti ormai, questa cantilena la stiamo sentendo da qualche mese a questa parte. Il problema, come sostiene appunto lo stesso Ministro all’Economia, è il COME realizzarle. Sfogliando i quotidiani si nota come proprio le dichiarazioni di Giovanni Tria lascino trasparire una chiara apprensione per la realizzazione dei futuri provvedimenti che dovrebbero caratterizzare il governo che si definisce “del cambiamento”. La parola d’ordine per il ministro pare essere sempre la stessa: “cautela”. Gli fa eco anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Infatti, mentre da un lato i vari Di Maio, Salvini, Giorgetti e compagnia cantante, assuefatti da una campagna elettorale permanente, continuano ad andare avanti a spot elettorali, dall’altra parte abbiamo chi, conscio del fatto che con questi provvedimenti di natura economica non c’è in gioco solo la credibilità del governo, ma anche la propria, tende a tenere un pò più i piedi per terra, predicando giustamente la calma. E come non potrebbe essere così? Lo stesso Ministro dell’Economia sottolinea come di fatto al di la dei grandi proclami sia necessario, studiare la FATTIBILITA’ dei provvedimenti che si vogliono portare avanti. Che è un pò la domanda che si fanno tutti coloro che cercano di guardare al di la dei comunicati elettorali continui di questo governo.

A poco servono le dichiarazioni ironiche del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il quale, intervistato dalla festa leghista di Cervia, fa notare come sia “dovere del Ministro dell’Economia dire sempre no”. Dichiarazione che sinceramente non ho capito. Forse si cerca proprio con l’ironia di dribblare domande scomode?

La realtà intanto dice che ad oggi abbiamo lo spread a 280 punti, la fiducia dei mercati nei confronti del nostro governo è davvero ridotta ai minimi termini e si percepisce confusione nell’esecutivo tra coloro che sono chiamati a prendere decisioni importanti. Come finanziare questa manovra? Tema degli 80 euro del famoso e tanto vituperato “bonus Renzi”. Da una parte abbiamo Tria che non vede l’ora di abolirlo (forse perché non sa più dove recuperare i soldi per dare gambe alle riforme del contratto di governo?) dall’altra Salvini e Di Maio che a distanza di poche ore si impegnano a difendere a spada tratta il provvedimento che adesso improvvisamente ha smesso di essere “la mancetta di Renzi”. Segno dei tempi che cambiano, evidentemente. Viene da pensare, almeno si parlassero prima di prodursi in proclami ai giornali! Confusione che si evince anche sul tema dell’IVA. Da una parte Giorgetti che afferma “…stiamo pensando di ritoccarla perché tramite questo aumento possiamo dare solidità ai conti..” dall’altra parte il capo politico del M5S che sostiene invece che l’IVA non si aumenterà perché non si mettono le mani nelle tasche dei cittadini, o meglio su LA7, a domanda precisa “intende aumentare l’IVA?” la risposta è: “il nostro obiettivo è ritoccarla per non farla aumentare”. Qualcuno prima o poi mi spiegherà il senso della frase.

Il timore dei mercati nei confronti della solidità e della credibilità del nostro esecutivo è chiara e lo è ancora di più se si pensa al fatto che sono molti gli investitori convinti che l’Italia per realizzare una manovra economica di tali dimensioni non potrà farlo se non sforando i parametri di deficit imposti dall’Europa. E vedrete, sono convinto, che proprio questo sarà il prossimo tema salviniano da settembre a dicembre, su cui ovviamente il Presidente della Repubblica ci aveva visto lungo già a maggio… l’Italia fuori dall’Europa. Forse mi sbaglierò, intanto Salvini non perde occasione per dichiarare a televisioni e giornali che “…se per fare stare meglio il nostro popolo dovremmo andare oltre i parametri imposti dell’Europa, lo faremo…” senza però dire a cosa andrebbe incontro gli italiani in quel caso. Quello non conviene dirlo. D’altra parte se si vuole realizzare la flat tax da settembre, il reddito di cittadinanza dal gennaio 2019 e la riforma Fornero (che noto essere sventolata quando serve fare un pò di proclami, ma il ministro Tria nei suoi ultimi comunicati continua a non parlarne… e francamente lo capisco, già sarà un problema di non poco conto sostenere la fattibilità del resto……) da qualche parte i soldi si dovranno pur prendere no?

Nel frattempo però il Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dichiara che è stato “…rescisso il contratto per l’utilizzo dell’Airbus di Matteo Renzi. Perché così finalmente mettiamo definitivamente un punto all’arroganza e al potere”. Non so se ci sia ancora qualcuno che crede alla favoletta dell’areo di Renzi, spero almeno che questa rescissione del contratto, oltre che servire al M5S per farsi un pò di propaganda cercando di apparire a gli occhi degli italiani come i giustizieri duri e puri della politica, possa essere anche funzionale al reperimento dei fondi per coprire la manovra economica da 26 miliardi. Il contratto è costato 150 milioni in otto anni. Purtroppo ho come l’impressione che invece a fare le spese della realizzazione del contratto di governo, saranno  gli italiani.

Gianluca Treccarichi