I risultati elettorali delle ultime elezioni politiche credo ci debbano spingere a fare una profonda riflessione. Un’analisi che non può essere fatta se non guardando i fatti concreti. Nonostante una campagna elettorale condotta con voglia e passione in ogni angolo della nostra penisola il risultato elettorale è stato molto negativo. La sconfitta è stata netta e la percentuale di consensi ottenuta dal nostro partito lo dimostra. Il risultato però va accettato perché è la volontà del popolo, che si è dimostrato essere dalla nostra parte solo per il 18,72 % .

Dal mio personale punto di vista il nostro governo aveva fatto molto e lo aveva fatto bene. Solo chi fa però sbaglia, chi si vota all’immobilismo non sbaglia mai. Quindi, sono altrettanto convinto che indubbiamente alcune cose potevano essere fatte meglio. Più di tutto, del nostro governo, però ho apprezzato il realismo, cioè la volontà di non raccontare favole all’elettorato, quando era al governo e soprattutto durante la campagna elettorale. E’ con questo stesso realismo che il paese è stato portato da un PIL in negativo del -2% ad un +2%. Se da un lato però abbiamo raggiunto buoni risultati dall’altro sicuramente qualcosa per il futuro, va cambiato e va migliorato.

In questo mi sento in perfetto accordo con il portavoce del nostro partito Matteo Richetti, che in alcune sue dichiarazioni ha sostenuto “che molto di positivo si è fatto in questi anni, ma nel frattempo il nostro Partito purtroppo ha perso il contatto con quegli elettori che nel 2014, con quel famoso 40%, avevano visto, nelle nostre idee, la strada giusta per rispondere alle loro difficoltà quotidiane o avevano visto nelle nostre idee la visione giusta per il loro futuro”. Questo è un dato di fatto. Una fetta dei nostri elettori, il 4 marzo, ha deciso di vedere in altri partiti politici le figure giuste e le idee migliori a cui dare la loro fiducia.  E su questo dobbiamo riflettere. Non su di chi è la colpa, sono infatti convinto che una visione autoassolutoria in cui si decida arbitrariamente che la colpa della disfatta elettorale sia stata solo di Matteo Renzi sia non solo errata ma troppo semplice.

Credo che nella nostra sconfitta abbia influito senza dubbio la crisi che sta vivendo la socialdemocrazia in tutta Europa, in tutto il Mondo. Nei grandi stravolgimenti mondiali che sono accaduti in questi ultimi 10 anni le destre in Europa e nel Mondo sono riuscite a radicarsi sul territorio molto meglio dei movimenti progressisti di sinistra, perché hanno nel loro DNA estremista risposte semplici di facile comprensione a problemi complessi. In quest’ottica, tragedie come Macerata, hanno avuto un indubbio peso nell’economia di queste elezioni. Molti cittadini con i quali ho provato a instaurare un confronto durante questa campagna elettorale, partivano dall’assunto che un governo di destra li avrebbe fatti sentire più tranquilli, più sicuri, come se l’opera, a mio avviso straordinaria, del nostro Ministro Marco Minniti non sia stata neanche presa in considerazione. Un problema di comunicazione? Non siamo stati capiti o non ci siamo spiegati bene? Forse entrambe le cose, ma anche da questo punto di vista necessiterà fare un po’ di autocritica sul modo in cui abbiamo comunicato i nostri traguardi. Non credo sia possibile infatti raggiungere obiettivi di un certo peso e non avere la capacità di comunicarlo a gli elettori in modo corretto.

Altra nota dolente a nostro sfavore di non poco conto: siamo riusciti, come forze di centro sinistra anche questa volta, a presentarci divisi ed è indubbio che anche questo ha favorito l’osmosi dei voti dei nostri elettori verso altri simboli. Infatti, le forze politiche a noi avverse, durante la campagna elettorale, non hanno perso occasione per rimarcare un difetto vecchio, proprio del centro sinistra: l’incapacità di stare unita, specialmente nei momenti di maggiore necessità.

Credo che per il futuro dovremmo avere la capacità di ricordare gli errori che abbiamo commesso oggi, per evitare che questi si ripetano. A tutti coloro che appartengono al Partito Democratico spetta adesso il compito di ricompattarsi, di ripartire, senza puntare il dito verso nessuno. Non abbiamo bisogno di capri espiatori. Ciascuno si chieda cosa può fare per questo Partito e su cosa intende rimboccarsi le maniche. E’ infatti nei momenti di difficoltà che una squadra e quindi un partito deve avere la forza di compattarsi per superare le difficoltà. Queste ultime si potranno superare solo se, a mio avviso, si riprenderà a disegnare il futuro del nostro paese con l’aiuto dei valori che ci hanno sempre contraddistinto. Il nostro modo di fare politica tra la gente e per la gente è NOSTRO e di nessun altro. Con questi nostri tratti essenziali dobbiamo tornare a familiarizzare, perché sono questi che caratterizzano il nostro modo di fare politica.

Queste elezioni sono state vinte da chi ha riempito la campagna elettorale di slogan e facili soluzioni a problemi complessi della nostra società. Penso che chi ritiene di aver vinto abbia il dovere di prendersi la responsabilità di governare ma contemporaneamente questo per noi non deve significare chiuderci  su noi stessi. Al contrario, sarà nostro dovere fare un’opposizione costruttiva di ampie vedute che sappia, dove sarà necessario, ostacolare quel modo di fare politica contrario ai nostri principi, contrario ai nostri modi, contrario alle nostre idee. Sono convinto che l’intesa Lega-M5S alla fine si concretizzerà sul serio e credo che il nostro partito abbia fatto bene a non cedere alle lusinghe di quella parte dello scacchiere politico che per tutta la campagna elettorale, e non solo, ha inveito verso di noi dipingendoci come il male assoluto. E’ accaduto poi che proprio quella parte dello scacchiere politico sia venuto a chiederci RESPONSABILITA’ e peggio, si sia anche permesso di suggerirci quale doveva essere la strada migliore da percorrere per il bene del nostro paese. Per quanto mi riguarda posso con certezza sostenere che non saremo perfetti, ne come partito e nemmeno nelle decisioni che abbiamo preso in questi anni, perché di errori ne abbiamo commessi, ma non accettiamo questo genere di insegnamenti o lezioni da nessuno.

Ritengo ci sia tanto da fare per il nostro partito, ora come non mai. Essenziali in questo lavoro di rinascita saranno i circoli, la passione dei territori, quella che personalmente vivo nel mio circolo composto da persone che dedicano il loro tempo e la loro vita all’ideale del partito Democratico. E’ da qui che dobbiamo ripartire, perché potranno esserci degli ostacoli nel cammino, ma non ci dovranno far perdere mai la passione e la forza di immaginare una società migliore.

“Il successo non è mai definitivo, la sconfitta non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta” Winston Churchill.

Gianluca Treccarichi