Sono giorni di CAOS per la nostra Repubblica che ci lasciano davvero esterrefatti per ciò che sta accadendo. Succede che il capo dello Stato, come giustamente prevede la Costituzione, esercita una sua prerogativa e cioè quella di valutare la lista dei ministri PROPOSTA dal neo premier Giuseppe Conte.
Perché non tutti sanno che il Premier PROPONE una lista di nomi e poi il Presidente della Repubblica avalla quella lista dopo ovviamente aver fatto le sue considerazioni e dopo aver dato seguito alle opportune interlocuzioni con le forze politiche proponenti, come anche lo stesso Di Maio afferma afferma. S’inciampa sul nome di Paolo Savona, destinato secondo il duo giallo-verde Di Maio Salvini, a dover ricoprire il ruolo di Ministro dell’Economia.
Il nostro Presidente della Repubblica si è tanto adoperato in questi mesi per favorire la nascita del nuovo governo composto dalle due forze che avevano vinto le elezioni, superando ogni genere di perplessità anche sulla nascita di un governo che aveva a capo una figura non eletta dal popolo, il professore Giuseppe Conte. Nel suo discorso, quello che ormai passerà alla storia, ha ricostruito ogni passaggio, descrivendo con dovizia di particolari ogni sforzo fatto in questi mesi per far nascere questo governo. Un discorso che ho apprezzato per la chiarezza e per la precisione con cui è stato fatto.
Eppure su quel discorso si sono sollevate critiche di ogni genere, da parte di quelle forze che sono uscite vittoriose dopo il 4 marzo, specialmente da parte dei due leder politici di Lega e M5S, Salvini e Di Maio che non hanno risparmiato al Presidente critiche molto dure. Si è arrivato addirittura a parlare di messa in stato di accusa del Presidente (su quali basi poi…), impeachment per gli appassionati anglofoni, perché a dire di Luigi Di Maio, il Presidente Mattarella, sarebbe andato oltre le proprie competenze. Con grande dispiacere, e confesso anche con un pò di timore, ho ascoltato il discorso del Capo politico del M5S, pubblicato su Facebook. Un discorso che finisce con la frase “…ma non finisce qua…” come se improvvisamente ci trovassimo non più a parlare di politica ma anzi stessimo assistendo ad una rissa in un bar di periferia. Il giorno dopo il discorso di Sergio Mattarella leggo sui giornali che alcuni sindaci leghisti si sono adoperati nel farsi i selfie mentre rimuovevano la foto del Presidente della Repubblica dal muro del proprio ufficio. Leggo che il giorno 2 giugno si stanno organizzando manifestazioni in piazza CONTRO il Presidente. E che cosa dire delle minacce di morte indirizzate al Capo dello Stato, sulle quali sta indagando la Polizia Postale? Davvero nessuno si aspettava di assistere a tutto questo dilagare di odio.
Desidero usare queste poche righe per sostenere la figura del nostro Presidente della Repubblica, non perché elettore del PD ma perché tengo alle istituzioni del mio paese. Il Capo dello Stato è arbitro, non parteggia se applica la Costituzione. Il 28 maggio ci siamo trovati in Piazza Castello in modo pacifico per affermare il nostro sostegno alla Carta Costituzionale e all’operato del Presidente. Siamo stati definiti “lecchini o perbenisti” non importa, l’ignoranza non si commenta. Se questa nuova società, di cui anche io faccio parte, definisce così chi difende i valori fondanti del nostro paese, definiteci pure così. Chi ha tenuto questo registro aggressivo tendente a fomentare l’odio, a mio avviso, sarebbe il caso che la smettesse e che iniziasse a capire che la politica è fatta prima di tutto di rispetto per le istituzioni e che deve essere fatta con altri toni, che evidentemente non sono quelli che si ritrovano in uno stadio. Continuiamo a stare uniti e a fare ciascuno nel suo piccolo la sua parte a difesa dei valori che ci contraddistinguono.
Gianluca Treccarichi