Mi piace pensare che i tempi miglioreranno e che presto molto presto ci lasceremo alle spalle questo tremendo virus che ci ha limitato notevolmente sotto diversi punti di vista in quest’ultimo anno e mezzo. La pandemia ci dovrà, senza dubbio, stimolare a ripartire provando ad affrontare alcuni temi, ripensandoli integralmente.

Ha ragione l’Architetto Alfonso Femia a sostenere che ce ne sono diversi e progressivamente stanno emergendo in modo determinante con l’obiettivo di sollecitarci a compiere un reale cambiamento. Uno di questi è senza dubbio il tema della scuola, ambito che indiscutibilmente ha patito l’impatto negativo della pandemia.

Ripartire dalla scuola significa provare ad immaginare la scuola in un modo completamente nuovo. Il nostro paese, sotto questo punto di vista, risulta essere fermo da molti anni e quindi da dove iniziare? Sicuramente dalle strutture che caratterizzano questi spazi. Molte di queste sono state concepite per rispondere alle esigenze di una società che affrontava oltre ad un boom economico anche un importante incremento delle nascite, cosa che non trova corrispondenza nella società odierna.

L’impatto ambientale di queste strutture molte delle quali ormai datate non può essere ovviamente in linea con i canoni odierni. La vetustà degli edifici è una delle prima cause che rende questi edifici fortemente energivori, ecco perché la necessità di ripensare a questi ambienti non potrà non passare dall’applicazione delle migliori tecnologie per ridurre l’impatto ambientale. Anche dal punto di vista della didattica, occorrerà impostare un metodo di insegnamento nuovo, che non potrà prescindere dall’utilizzo delle migliori tecnologie applicate all’insegnamento.

Quale sarà il significato della scuola nel futuro tessuto urbano? La scuola del futuro non potrà essere vissuta come uno spazio a se, scollegato dal contesto esterno. Al contrario, sarà quello di uno spazio che più di qualunque altro avrà l’obbligo di essere interconnesso con l’esterno. In uno studio portato avanti dall’Architetto Femia, alcuni alunni hanno sostenuto che ”…anche quando la scuola è aperta per noi è un luogo chiuso..” . Una frase che mi ha colpito molto e che mi ha fatto riflettere. Ecco perché quindi urge provare a cambiare il paradigma della scuola per come lo conosciamo, provando ad immaginare la scuola come un nuovo spazio, sempre aperto, centro nevralgico della città. Un luogo aperto utile a fa crescere la nostra comunità. Questi e molti altri temi vengono trattati in questa interessante intervista che vorrei condividere con voi.